Agli
Istituti Scolastici di GIARRE
In questi giorni riapriranno le scuole.
Vorrei augurare, agli studenti, ai docenti, agli
amministrativi e ai genitori un “buon
anno scolastico”, condividendo con tutti voi la lettera scritta nel
settembre del 2011, per Avvenire, dal Prof. Alessandro D’Avenia.
Ritengo che non possa esserci augurio migliore.
Roberto Bonaccorsi
Il primo giorno (di scuola) che vorrei
“Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di
scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni?
No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di
più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri
non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad
annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno
scolastico.
Dall’orecchio
della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno
intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di
tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che
insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre
vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la
vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia,
adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di
desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite –
valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano
mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci
credete voi, perché dovrei farlo io? E non mi parlate dei vostri stipendi, del
sindacato, della Gelmini, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei
vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la
forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in
luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri
5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e
insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è
possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina
infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come
fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che
voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore
conosce.
E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi come hanno fatto i
Greci a costruire i loro templi che ti sembra di essere a colloquio con gli
dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi
al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha
fatto Magellano. Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart.
Se lo sapete ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita,
se non conosco quelle degli altri? Ditemi come fare a trovare la mia storia, se
non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno? Ditemi
per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo
io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei
talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo
se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò
a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la
grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e
virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori,
segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli
stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma
allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per
realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee
dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi
a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità
d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male
l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese,
parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima
ancora di desiderare una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non
luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il
cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi
forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che
io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.”
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